A Siena la prima comunità italiana per la cura del gioco d’azzardo patologico

Collocata nella campagna senese, inizierà l'attività a marzo

Dal 5 marzo 2007 sarà in funzione nella campagna senese la prima comunità in Italia per la cura del gioco d'azzardo patologico. Ed ancora, sarà presto varata una campagna di responsabilizzazione specie per i giovani, saranno rafforzate le iniziative di formazione degli operatori e avviato un percorso per contenere il problema in modo da coinvolgere i gestori delle attività. Sono questi i punti principali del pacchetto di iniziative per la prevenzione e il contenimento del gioco d'azzardo patologico illustrate a Siena nel corso del tavolo di lavoro “Giocarbene”. L'iniziativa è promossa dalla Regione Toscana , dal Comune di Siena e dall'associazione Orthos in collaborazione con ALEA (associazione per lo studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a rischio), il Coordinamento delle Società scientifiche sulle dipendenze e il Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d'azzardo.  Al tavolo di lavoro hanno partecipato l'assessore alle Politiche Sociali del Comune di Siena, Maria Teresa Fabbri, Riccardo Zerbetto, psichiatra e psicoterapeuta, membro della Commissione consultiva presso il Ministero della Salute sulle dipendenze patologiche, Giuseppe Vaccari, consulente del Ministro della Salute Livia Turco nel campo delle dipendenze, Arcangelo Alfano, responsabile del settore legato alle dipendenze nell'area Sociale della Regione Toscana.

«La scelta di Siena per presentare questo progetto finanziato dalla Regione ci rende orgogliosi e conferma la nostra capacità di essere un modello di relazioni e di qualità della vita - ha detto l'assessore Fabbri - Nelle statistiche nazionali Siena è agli ultimi posti per incidenza dei fenomeni patologici sul gioco d'azzardo. Qui il gioco è ancora, e in modo diffuso, una attività ludica. Siamo dunque il contesto adatto per sviluppare questo tipo di attività. E' comunque importante fare prevenzione anche nel nostro territorio».

L'assessore regionale alle Politiche Sociali Gianni Salvadori, impossibilitato a partecipare, ha trasmesso agli organizzatori una sua dichiarazione: «Purtroppo i casi di persone che rovinano se stessi e le proprie famiglie per questo tipo di fenomeni sono un fenomeno in preoccupante aumento - ha detto - La Regione sta compiendo uno sforzo rilevante per limitare al massimo queste condotte che in molti casi sfociano in una vera e propria patologia. Stiamo cercando di instaurare una collaborazione sempre più stretta con le associazioni del Terzo settore impegnate in questo tipo particolare di dipendenza come la Comunità Orthos, una delle più attive e propositive. Ma ritengo che ancor più importante sia trovare una collaborazione da parte degli stessi gestori, come dovrebbe avvenire per gli alcolici: chi vende e mette a disposizione occasioni di svago dovrebbe essere il primo a rendersi conto di eventuali situazioni di disagio”.

Il progetto presentato oggi prevede una panoramica sulla diffusione del gioco d'azzardo in Italia e l'avvio di un confronto tra tutti i soggetti interessati dal tema al fine di favorire un insieme di azioni propositive. Secondo le stime di Eurispes da uno a due adulti su cento in Italia sviluppa un rapporto problematico con il gioco d'azzardo. Un popolo spesso nascosto, ma numeroso (da 300 a 600mila persone) e crescente, anche per la diffusione dei giochi legalizzati, si trova ad affrontare gravi problemi di ordine finanziario, legale, sanitario e psicologico. Tra i giocatori d'azzardo patologici si riscontrano alti tassi di insonnia, disturbi gastrointestinali, problemi cardiaci, ipertensione arteriosa e cefalea; particolarmente gravi i disturbi d'ansia e depressivi, con un aumento sensibile del rischio di suicidio: dal 48 al 70% dei giocatori patologici pensa al suicidio e dal 13 al 20% lo tenta.

«Il vero dramma del giocatore d'azzardo patologico è quello di isolarsi, di non 'emergere'; difficilmente chi ha questo tipo di patologia prova a rivolgersi a qualcuno» ha evidenziato al convegno Riccardo Zerbetto.

Di qui il bisogno di attivare iniziative concrete, anche su scala regionale. Dal 2000 a oggi in Toscana sono state sviluppate numerose azioni per studiare e fronteggiare il fenomeno; ma oggi, anche a seguito della diffusione sempre più capillare del problema si è reso necessario il varo di una strategia organica che riassuma e potenzi quanto fatto finora, organizzandolo su tre direttrici: prevenzione, formazione e trattamento. Secondo quanto annunciato oggi a Siena, nel capitolo prevenzione a livello regionale saranno collocate campagne di informazione e sensibilizzazione centrate soprattutto sul mondo della scuola e dei giovani che promuovano una cultura del gioco capace di valorizzarne le potenzialità ma anche di far crescere un atteggiamento consapevole e critico riguardo i rischi, e anche iniziative di coinvolgimento attivo degli operatori di ricevitorie, tabaccherie, bar casinò e sale da gioco affinchè possano esercitare un primo filtro dissuasivo nei confronti dei giocatori problematici, contenere le forme autodistruttive di gioco e, in caso, indirizzare il giocatore verso operatori preparati, magari anche attraverso l'utilizzo dell'apposito numero verde regionale.

La formazione servirà soprattutto a dotare del necessario supporto di conoscenze la rete di operatori (in prima fila tutti quelli che si occupano di dipendenze) che saranno chiamati a fornire aiuto e sostegno alle persone con problematiche di Gioco d'azzardo patologico.

Per il trattamento, infine, accanto all'utilizzo dei servizi diffusi sul territorio, verrà attivata già dal mese di marzo una comunità, nella campagna senese, strutturata con cicli terapeutici di 21 giorni, durante i quali gli ospiti seguiranno un percorso pscologico, dietro la guida di uno staff professionale. Direttore scientifico del programma è il dottor Riccardo Zerbetto, fondatore e supervisore delle comunità terapeutiche professionali del Comune di Roma, co-fondatore di Alea-Associazione italiana per lo studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a rischio e membro della Commissione consultiva in materia di dipendenze patologiche presso il Ministero della Salute


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